L’istituzione delle “aree ad elevato rischio di crisi ambientale” risale al 1986, con la Legge n. 349 dell’8 Luglio, che ne dà facoltà al Consiglio dei Ministri su proposta del Ministro dell’Ambiente. Con tale dichiarazione, si identificano ambiti territoriali e tratti marittimi caratterizzati da gravi alterazioni negli equilibri ambientali. La legge detta le direttive per la definizione di un piano che individui le misure urgenti atte a rimuovere le situazioni di rischio per il ripristino ambientale dell’area.
Il territorio dichiarato “area ad elevato rischio di crisi ambientale”, comprendente i comuni di Taranto, Crispiano, Massafra, Montemosola e Statte, ha un’estensione di circa 564 Km2, con una popolazione residente di circa 280.000 abitanti ed una estensione costiera di circa 35 Km.
Nell’area sono presenti insediamenti industriali di rilevante dimensione che influenzano in modo importante sia il quadro socioeconomico che quello ambientale e paesaggistico; l’elevata antropizzazione, talvolta incontrollata e poco supportata da infrastrutture adeguate, rappresenta un ulteriore aspetto di pericolo per gli ecosistemi.
All’interno del territorio considerato come “area ad elevato rischio ambientale” si trovano zone che possiedono caratteristiche di notevole interesse ai fini della conservazione del patrimonio naturale. Numerosi provvedimenti legislativi nazionali e regionali, disposizioni comunitarie ed accordi internazionali ne promuovono la tutela ed identificano le zone di maggiore interesse.
I biotopi presenti comprendono zone umide, aree rupestri e boschive, tratti di corsi d’acqua, isole e tratti di costa sia di natura sabbiosa che rocciosa; di particolare interesse sono le aree del Mar Piccolo, le saline, le isole Cheradi e la zona delle gravine.
I S.I.N. – Siti di Interesse Nazionale (Aree del territorio nazionale, classificate e riconosciute dallo Stato Italiano, che necessitano di interventi di bonifica del suolo, del sottosuolo e delle acque superficiali e sotterranee per evitare danni ambientali e sanitari) sono stati definiti in Italia con il decreto legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997 e con la legge n.426 del 9 dicembre 1998.
Con Decreto del 10 gennaio 2000, il Ministero dell’ambiente ha approvato il perimetro del sito di interesse nazionale di Taranto e ne ha pubblicato la cartografica.
Il sito di Taranto, compreso all’interno dell’area dichiarata ad “elevato rischio di crisi ambientale”,
interessa una vasta area pianeggiante, prospiciente il golfo di Taranto, ove gli insediamenti industriali presenti influenzano pesantemente il quadro socioeconomico, ambientale e paesaggistico.
L’area perimetrata comprende:
– Un polo industriale di rilevanti dimensioni, con grandi insediamenti produttivi, e differenti tipologie di aree;
– Lo specchio di mare antistante l’area industriale comprensiva dell’area portuale (Mar Grande);
– Alcune discariche;
– Lo specchio marino rappresentato dal Mar Piccolo;
– La Salina Grande;
– Cave dismesse.
Le interferenze con l’ambiente prodotte dalle attività industriali sono di cospicua entità ed interessano tutti i comparti ambientali; le principali fonti di inquinamento sono rappresentate dalle industrie siderurgiche, petrolifere e cementiere nonché dall’Arsenale Militare.
Il comparto industriale è difatti caratterizzato dal più grande polo siderurgico italiano, l’ILVA, dalla raffineria ENI, dalla industria cementiera CEMENTIR e da industrie manifatturiere (situate prevalentemente nel comune di Taranto) di dimensioni medio-piccole.
Il porto di Taranto, che movimenta da 30 a 40 milioni di tonnellate di merci, ed i cantieri militari e civili presenti nell’area, costituisce un’attività industriale primaria, anch’essa a rilevante impatto ambientale.
Gli interventi inseriti nel Programma Nazionale di Bonifica dei siti inquinati di interesse nazionale, approvato con il D.M. 468 del 18 Settembre 2001 riguardano la bonifica ed il ripristino ambientale di aree industriali, di specchi marini (Mar Piccolo) e salmastri (Salina grande).
La superficie interessata dagli interventi di bonifica e ripristino ambientale è pari a circa 22,0 km2 (aree private), 10,0 km2 (aree pubbliche), 22,0 km2 (Mar Piccolo), 51,1 km2 (Mar Grande), 9,8 km2 (Salina Grande). Lo sviluppo costiero è di circa 17 km.
L’area di Taranto, con Decreto Legge 129/2012 è infine stata riconosciuta quale area in situazione di crisi industriale complessa (ai fini dell’applicazione delle disposizioni di cui all’articolo 27 del decreto-legge n. 83/2012).